COMUNICAZIONE
Le notizie di Inform possono essere consultate all’indirizzo http://comunicazioneinform.it/
1. LIBIA
Gentiloni: Passo nella giusta direzione la partecipazione del Congresso Nazionale Generale all’incontro promosso da Leon
ROMA
- “La partecipazione dei rappresentanti del Congresso Nazionale
Generale (GNC) all'incontro promosso dall'Inviato dell'ONU per la Libia,
Bernardino Leon, in corso a Ginevra, rappresenta un passo nella giusta
direzione. Il processo politico può così proseguire sulla base di
partenza costituita dall'accordo raggiunto il 12 luglio in Marocco”.
Così il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Paolo Gentiloni.
“Solo
attraverso il confronto e il dialogo tra le parti al tavolo negoziale -
ha detto il ministro - si possono affrontare le questioni ancora
aperte, affinché la Libia possa finalmente voltare pagina e riprendere
il cammino della riconciliazione e dello sviluppo democratico”. (Inform)
2. COOPERAZIONE ITALIANA
500mila euro a Croce Rossa per vittime di guerra in Sudan
ROMA
- Nuovo intervento della Cooperazione italiana allo sviluppo per la
tutela dei diritti umani delle vittime di guerra e di violenza negli
stati del Darfur, Blue Nile e Kordofan in Sudan. La Direzione generale
–informa una nota della Farnesina - ha approvato la concessione di un
contributo volontario di emergenza del valore di 500 mila euro al
Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr). Questo andrà a
sostegno degli interventi previsti dal piano “Sudan Revised Emergency
Appeal 2015”, in sinergia con le azioni che la Cooperazione sta già
realizzando in Darfur e in Kordofan. In particolare, le attività
riguarderanno protezione dei civili, ricongiungimento familiare,
informazione ai gruppi vulnerabili e ai migranti. Inoltre, sono previsti
interventi di approvvigionamento idrico, fornitura di cibo e mezzi di
sussistenza, assistenza sanitaria nonche' sostegno ai disabili mediante
interventi di riabilitazione fisica e la promozione dell'inclusione
sociale. Spazio anche al sostegno alle vittime di guerra e ai detenuti
per questioni legate alle migrazioni illegali.(Inform)
3. FARNESINA
Il portale fornisce ai cittadini stranieri informazioni su requisiti e condizioni per ottenere il visto
“Il visto per l’Italia”
ROMA
– Le informazioni sui requisiti e le condizioni per ottenere il visto
per il nostro Paese su una nuova piattaforma ‘relazionale’ del Ministero
degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il portale “Il visto per l’Italia” (http://vistoperitalia.esteri. it/home.aspx)
della Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche
migratorie , attraverso una procedura guidata, sulla base della
nazionalità, del Paese di residenza, dei motivi della visita e della
durata del soggiorno, indica se sia necessario o meno richiedere un
visto d'ingresso per l'Italia. Nel caso sia necessario richiedere il
visto d'ingresso, verranno fornite tutte le informazioni e i moduli
necessari alla richiesta, comunica il Maeci . La presentazione della
documentazione richiesta non comporta necessariamente il rilascio del
visto, precisa la Farnesina, informando che al momento dell'ingresso in
Italia e nell'area Schengen, anche se in possesso del visto, le Autorità
di frontiera sono autorizzate a richiedere nuovamente la dimostrazione
dei requisiti previsti per l'ottenimento del visto stesso.
Il
Maeci avvisa inoltre che le informazioni fornite su questo sito si
riferiscono unicamente ai titolari di documento di viaggio ordinario. I
titolari di passaporto diplomatico o di servizio sono invitati dalla
Farnesina a prendere contatto con le Rappresentanze diplomatiche o
consolari italiane per ottenere le specifiche informazioni.
La
Farnesina avverte infine che le informazioni riportate nel sito,
dirette a facilitare il cittadino straniero che intenda chiedere un
visto per recarsi in Italia, hanno valore puramente indicativo e non
esaustivo. Per ulteriori elementi, gli interessati possono rivolgersi
direttamente alla Rappresentanza Diplomatica o Consolare italiana
competente per il luogo di stabile residenza. (Inform)
4. ITALIANI ALL’ESTERO
Dal 21 al 23 agosto a Torricella Peligna. Domani conferenza stampa a Pescara dell’assessore regionale Di Matteo
“Il Dio di mio padre”, X edizione del Festival letterario dedicato a John Fante
Tavole rotonde su John Fante in Italia e sull’emigrazione abruzzese fra ‘800 e ‘900
TORRICELLA
PELIGNA (Chieti) – Dal 21 al 23 agosto decima edizione a Torricella
Peligna del Festival letterario “Il Dio di mio padre”, dedicato allo
scrittore statunitense di origini abruzzesi John Fante. Numerosi ospiti
italiani e internazionali, incontri, reading, musica e parole,
animeranno la manifestazione che sarà presentata in conferenza stampa
domani 12 agosto a Pescara presso la Presidenza della Giunta regionale
abruzzese, ore 11.30, dall’assessore all’emigrazione Donato Di Matteo .
Inaugurerà
la tre giorni la tavola rotonda “John Fante in Italia”, presso la
Mediateca John Fante, ore 11- Interventi : Fabio Florio, biografia
“John Fante. Storia di un italiano in America” (Easyread, 2014); Giorgio
Santangelo, “Uno scrittore di verità. John Fante e la finzione
autobiografica”, tesi in Teorie della letteratura, Alma Mater Studiorum –
Università di Bologna; Vito Sabato , “The brotherhood of wop. La
ricerca dell’identità nei romanzi di John Fante”, tesi in Letteratura
americana, Università degli Studi della Basilicata – Potenza; Antonio
D’Amico “John Fante al liceo” , Istituto Magistrale Cesare De Titta,
Lanciano. Letture di Tonino Bozzi tratte da “La polvere di Via Bellini”
(romanzo inedito)
Parteciperanno
Victoria Cohen Fante, figlia di John Fante; Nicola Mattoscio, docente
di Economia politica. Moderatori Giovanna Di Lello, direttore artistico
del Festival, e Tiziano Teti sindaco di Torricella Peligna.
“Migrazioni”
è invece il titolo della tavola rotonda che si terrà il 23 agosto nella
Mediateca, ore 11, incentrata sull’emigrazione abruzzese fra ‘800 e
‘900. L’incontro è a cura della Fondazione Luciano Russi. Porterà il
saluto Luciano D’Amico, rettore Università di Teramo. Interventi:
Francesco Mercurio, direttore della Biblioteca provinciale di Foggia, su
“La dinamica storica dei flussi migratori”; Egidio Marinaro, presidente
Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche, su “Gli esuli abruzzesi in
Inghilterra nella stagione risorgimentale”; Anna Carla Valeriano,
ricercatrice dell’Archivio audiovisivo della memoria abruzzese –
Fondazione Università di Teramo, su “L’emigrazione in superotto,
l’Abruzzo all’estero nei filmini di famiglia”; Alberto Di Giovanni,
fondatore e direttore del Centro Scuola e Cultura di Toronto e autore
del libro “Italo-canadesi, nationality and citizenship” (Guernica
Edition, 2014), su “L’esperienza della comunità italiana in Canada”.
Moderatore Fabrizio Masciangioli, giornalista Rai. (Programma completo
del festival alla pagina http://www.johnfante.org/ edizione2015 ) (Inform)
5. TEATRO ITALIANO
Articolo di Goffredo Palmerini
Eventi nel mondo e novità a New York
In Brasile, Spagna, Giappone e Lettonia le opere di Mario Fratti, nella Grande Mela attesa per altri autori italiani
L’AQUILA
– Buone nuove sul teatro italiano, da New York e dal mondo. Sempre
sugli scudi il drammaturgo aquilano Mario Fratti, dal 1963 trapiantato a
New York, tra i più grandi autori di teatro al mondo. La sua più famosa
creazione, “Nine”, tra i più affermati musical di Broadway e vincitore
30 premi internazionali, è in scena in Brasile, a San Paolo, con una
nuova produzione artistica diretta da Charles Möeller e Claudio Botelho,
per la regia di Paulo Nogueira.
Ha
debuttato il 9 agosto scorso, in esclusiva per il Teatro Porto Seguro,
il musical ispirato al film capolavoro di Federico Fellini - 8 e mezzo -
dove si racconta la tormentata storia di Guido Contini, produttore e
regista in crisi creativa. Già diventato un evento, l’opera di Fratti
può finalmente soddisfare l’attesa degli amanti del musical nella più
grande e popolosa “città italiana”. San Paolo del Brasile, infatti,
ormai diventata la terza area metropolitana del mondo, è anche la città
con più oriundi italiani, oltre 7 milioni, quasi metà della sua
popolazione, nel paese dove in termini assoluti vivono 25 milioni
d’abitanti con origini italiane.
Situato
nel cuore della città, nel quartiere Campos Eliseos, il teatro Porto
Seguro è una moderna ed efficiente struttura con un’intensa e variegata
programmazione. Altre opere di Mario Fratti sono in cartellone in altri
Paesi. In Spagna, al Festival di Barcellona riservato agli Atti Unici, è
in scena “Cerdo de Oro” (Il Salvadanaio). In Giappone, al Teatro Atman
di Saitama, città d’un milione e mezzo di abitanti, si rappresenta “Il
Ponte”, mentre a Riga, capitale della Lettonia, al teatro Dailes è in
scena l’opera “Moglie giovane”. A New York, per il Leela NYC Theatre
Festival, è in scena Suicide Club, per la regia di Christin Eve Cato,
presso il Theatre Centro Español , corner 41th-Broadway, Astoria.
Sempre
nella Grande Mela, “Red Roses and domestic Acid” (Rose rosse e acido
muriatico) di Pilar Castel è al Teatro Hudson al 441W della 26th.
L’opera dell’autrice italo-svedese è una commedia grottesca in due atti,
drammatica e satirica nello stesso tempo, quasi nello stile
cinematografico di Germi, ispirata da un caso di violenza domestica su
una donna, realmente verificatosi in nord Italia alla fine degli anni
‘70, come raccontarono gli articoli della giornalista Natalia Aspesi.
Nella
commedia Rosa, moglie d’un tale Gaetani emigrato in nord Italia, viene
violentata dal cugino del marito. Quando Gaetani scopre il fatto, inizia
il lavaggio del cervello della moglie per spingerla a suicidarsi, per
ristabilire così l’onore della famiglia. A Rosa il suicidio non riesce,
perché i vicini di casa, allarmati dalle sue urla al primo sorso di
acido muriatico, accorrono in suo aiuto. Maria, sua amica e avvocato,
decide di denunciare il marito che, insieme al cugino violentatore,
viene messo in prigione. Dopo alcuni anni arriva il giorno del processo
insieme ad altri casi di violenza sulle donne, e tra questi il famoso
delitto del Circeo. Ma un’incursione di terroristi che rapiscono una
suora credendola un giudice, fa invalidare il processo. Doppio il
finale, immaginario e reale. Nonostante la tragicità degli eventi, la
pièce è comica e satirica, perché solo la satira può essere più crudele e
descrittiva della stessa realtà. In programma il 17-21-23 agosto
nell’ambito del Thespis Theater Festival 2015, l’opera è attesa in scena
con grande interesse.
L’autrice
della commedia, Pilar Anita Quarzell in arte Pilar Castel, laurea in
filosofia e psicologia, cinque lingue parlate, è anche attrice,
sceneggiatrice e cantante folk e jazz. Come attrice cinematografica e
teatrale vanta una trentennale esperienza, avendo lavorato nel cinema
con registi prestigiosi come Marco Ferreri, Miklos Jancso, Jerzy
Skolimowsky, Sidney Lumet, George Pan Cosmatos, Elio Petri, Giuseppe
Patroni Griffi, Riccardo Ghione, Raffaele Andreassi, e a teatro con
Jerzy Grotowsky, Living Theatre, Giorgio Strehler, Klaus M. Gruber,
Carmelo Bene, Giordano Aquilini. Come autrice, si segnalano le opere qui
di seguito sintetizzate. “La donna la poesia”, collage di poesie di
Saffo e Sylvia Plath; “Sintesi Nucleari”, scene assurdo-grottesche su di
un immaginario day after, scritte sul modello delle sintesi futuriste; i
due atti unici brevi “Mamma computer”, due adolescenti chiusi in un
bunker sono accuditi da un computer, e “Madre e figlio”, sofferto
dialogo fra madre e figlio che fa uso di droghe.
E
ancora “Dulcamara”, atto unico tratto da La Strega di Jules Michelet,
scritto in ottonari è la storia di una povera contadina che
ingegnosamente arricchitasi col grano suscita l’invidia delle dame e
dalla gente. Creduta protetta dal demonio, viene scacciata dal villaggio
e abbandonata dal marito. Si rifugia nella brughiera e impara a
sopravvivervi. Fitoterapia, rimedi magici, sabba, diventano la sua
attività. Innamoratasi della contadina, una giovane vedova viene tradita
dal pretendente di lei e consegnata ai frati inquisitori. Torturata,
viene messa al rogo per poi resuscitare ai giorni nostri sotto forma di
cantante rock. “Reperto donna”, commedia comico-grottesca in due atti.
Diana, due lauree, antropologa, ricercatrice sottopagata, single madre
di due figli, intuisce in un antico scheletro l’origine della divisione
dei due sessi. Venutone a conoscenza il suo capo, un professore anziano
ed arteriosclerotico, viene organizzata una spedizione in Africa. Il
professore butta via i vari viagra e si trapianta direttamente gli
attributi e Diana torna a casa con un nuovo grande amore. “Nessuno sa”,
atto unico, commedia anche se tragica, scritta in chiave brillante.
Gioia
Gentili, commediografa di talento, viene travolta dalla
tossicodipendenza del figlio, pur cercando di tenersene fuori. Ne
rimarrà segnata. “Omar o dell’amor”, atto unico. Bella, professionista
europea affermata, s’innamora d’un giovane clandestino africano
approdato a Malta. Rientrata in Europa, cerca in tutti modi, legali e
non, di farsi raggiungere dall’amato. Ma le leggi internazionali, la
mancanza di solidarietà, un destino sfortunato impediscono ai due di
riunirsi. I due finiranno, come Romeo e Giulietta, suicidi. Infine “Rose
rosse e acido muriatico”, la citata commedia in due atti, con musiche e
coreografie. Insomma, Pilar Castel è un’autrice che va seguita con
attenzione.
E
ancora a New York, nel prossimo ottobre, Laura Caparrotti mette in
scena con la compagnia KIT una nuova commedia di Alberto Bassetti e
nuovi testi di sei giovani autori italiani. Autore teatrale di vaglia,
Alberto Bassetti è nato a Roma nel 1955. Laurea con lode in Lettere con
una tesi in filosofia morale, nel 1989 esordisce in teatro con il testo
“Il segreto della vita”, di cui cura anche la regia. Ha lavorato con
molti dei maggiori registi e interpreti del nostro teatro. Autore molto
fecondo, è anche curatore di importanti adattamenti.
Diversi
suoi lavori sono stati rappresentati anche all’estero, in Francia,
Austria, Germania, Croazia, Repubblica Ceca, Venezuela, Cile e Stati
Uniti. Attualmente dirige, con Gian Maria Cervo, il Festival Quartieri
dell’Arte, curando il progetto Intertext in collaborazione col MEEC di
Parigi, il Royal Exchange di Manchester, il Narodni Divadlo di Praga, lo
Schauspiel di Essen e il Burgteather di Vienna. E’ direttore artistico
del settore teatrale di Opere Festival Castello Odescalchi di Bracciano.
Ha curato per le Edizioni Interculturali la collana “Boccascena. E’
stato in giuria per diversi anni al Premio Vittorini a Siracusa. Dal
novembre del 2007 dirige il TeatroLoSpazio.it da lui stesso fondato a
Roma con Francesco Verdinelli. Nel 2004 ha girato il suo primo film
“Sopra e sotto il Ponte”, che ha debuttato al Festival du Cinema du
monde di Montreal nel settembre 2005.
Presente
in diversi festival nazionali e internazionali, il film è uscito in
Italia nella primavera del 2006. Ha iniziato da due anni attività di
documentarista con un lavoro sulla Sabina ed uno sull’Isla Margarita, in
Venezuela, ambedue andati in onda su Rai3 per “Geo & Geo”.
Questi
i lavori di Alberto Bassetti negli ultimi anni: nel 2012 è stato
allestito il testo vincitore del Premio Vallecorsi 2011, “I due
fratelli”, per la regia di Antonio Calenda, prodotto dal Teatro Stabile
del Friuli Venezia Giulia. La stessa commedia è stata presentata in
versione inglese “The two brothers” al New City Theatre di New York, con
la regia di Valentina Fratti. Nello stesso teatro è andata in scena
“The two sisters”, regia di Mark Schneider. Nel 2013 è andato in scena
“Irene Nemirovsky” scritto con Massimo Vincenzi, regia di Carlo Emilio
Lerici.
Sempre
a New York, per il Festival “In Scena”, Laura Caparrotti ha diretto
“Dealers of souls”, versione inglese del suo dramma “Venditori di
anime”. Grande curiosità ed attenzione, dunque, sul prossimo
allestimento di Laura Caparrotti per un’altra pièce di Alberto Bassetti.
Concludendo questa panoramica sul teatro italiano a New York, va
sicuramente citato il Festival “In Scena” 2016, che si terrà nella prima
metà di Maggio dell’anno prossimo.
In
linea con le precedenti quattro edizioni, Kairos Italy Theater e KIT
Italia hanno coinvolto tutti e cinque i distretti di New York:
Manhattan, Brooklyn, Queens, Staten Island e Bronx. Il bando è
articolato in tre sezioni: Spettacoli (anche con Teatro Ragazzi);
Letture in traduzione; Premio Mario Fratti, con tema “La Maschera”. I
lavori dovranno essere presentati entro il primo ottobre, per le sezioni
Spettacoli e Letture in traduzione, entro il 15 dicembre per il Mario
Fratti Award.
Obiettivo
del Festival è la selezione di spettacoli in prosa basati su testi e
drammaturgie italiane, già presentati in Italia ma inediti a New York,
incluso uno spettacolo per ragazzi, che inaugura una nuova sezione della
manifestazione. Vengono inoltre selezionate letture in traduzione di
testi di autori italiani già presentati in Italia, ma anch’essi inediti a
New York. Il Mario Fratti Award premia invece un testo teatrale
italiano inedito, che sarà presentato in lettura nell’ambito del
Festival. Le proposte dovranno essere rappresentative, in senso lato
della cultura italiana.
Il
Festival “In Scena” è realizzato in collaborazione con il Ministero
degli Affari Esteri, Ambasciata d'Italia a Washington DC, Istituto
Italiano di Cultura di New York, Casa Italiana Zerilli Marimò della NYU,
Bernie Wohl Community Center at Goddard Riverside, Calandra Institute
for Italian American Studies, BAAD, Brooklyn College, Every Little
Movement Acadeny in NJ, College of Staten Island, e con il sostegno di
diversi sponsor. Ha così trovato felice realizzazione lo sforzo che il
drammaturgo Mario Fratti aveva intrapreso, organizzando egli stesso ogni
anno, in ottobre, mese canonico della cultura italiana a New York, una
speciale Rassegna dedicata ai nuovi autori del teatro italiano. La
tenacia premia, dunque. E la fortuna aiuta gli audaci.(Goffredo
Palmerini/Inform)
6. MOSTRE FOTOGRAFICHE
Dal 18 agosto al 15 settembre.Nell’ambito delle iniziative per l’Anno dell’Italia in America Latina
A Rosario le “Periferie romane’ di Angelo Marinelli
ROSARIO
(Argentina) - Le “Periferie romane” di Angelo Marinelli saranno in
mostra dal 18 agosto al 15 settembre al Macro- Museo di Arte
Contemporanea di Rosario. Per l'occasione il fotografo italiano propone
un'altra Roma, lontana dalla città monumentale. Gli enormi spazi
appaiono come altri monumenti: monumenti di assenza.
L'esposizione,
curata da Massimo Scaringella e organizzata in collaborazione con il
Consolato generale d’Italia a Rosario, fa parte delle iniziative per
l'Anno dell'Italia in America Latina. La tappa a Rosario è la seconda in
Argentina di “Periferie romane”. La mostra, infatti, era stata già con
successo all'Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires dal 20 maggio
al 5 giugno di quest'anno.
Angelo
Marinelli è nato a Monteiasi (Taranto). Dopo un percorso di studi
ingegneristici, si trasferisce a Roma dove si laurea in disegno
industriale. Durante gli anni i primi anni del 2000, oltre a studiare,
lavora come grafico e fotografo commerciale ed è in questo periodo che
affina le tecniche di illuminazione e di post produzione. Tra il 2010 e
il 2012 vive in Asia e da lì intraprende una serie di viaggi che lo
porteranno continuamente a confrontare il suo panorama artistico
culturale con altri. Viaggi, situazioni e colori che motivano la sua
creatività e danno al suo lavoro una peculiarità sociale con
un'attenzione quasi antropologica.(Inform)
7.ITALIANI ALL’ESTERO
Festa dell’Emigrante domani a Castel Del Monte
Convegno e consegna del premio “La valigia di cartone”
CASTEL
DEL MONTE (L’Aquila)– Domani 12 agosto a Castel Del Monte si terrà la
VI edizione della Festa dell’Emigrante. La manifestazione si terrà
presso il Teatro F. Giuliani, con inizio alle ore 11. Nell’ambito della
Festa si svolgerà un convegno cui porterà il saluto il sindaco Luciano
Mucciante . Interverranno al convegno Toni Ricciardi , autore del
libro “Morire a Mattmark, -l’ultima tragedia dell’emigrazione
italiana”; Marino Valentini, autore del libro “Il Naufragio dell’utopia-
Il Titanic degli abruzzesi dimenticati, 17 marzo 1891”; Norberto
Lombardi, storico e studioso dell’emigrazione nonché consigliere del
CGIE uscente ; Goffredo Palmerini, presidenza regionale dell’Anfe -
Associazione Nazionale Famiglie Emigrati); l’Associazione “Tutti pazzi
per Corvara”.
Sarà
inoltre proiettato il film documentario “Un Rosario di chiavi . Una
storia di emigrazione abruzzese”. prodotto in collaborazione con la Rai.
Sarà infine consegnato il premio “La valigia di cartone” alle personalità intervenute.(Inform)
8. ASSOCIAZIONI
Promosso dall’Associazione Internazionale Pugliesi nel Mondo
Premio “Pugliesi nel Mondo”, VII edizione il 12 dicembre a Bari
GIOIA
DEL COLLE (Bari) –L’Associazione Internazionale Pugliesi nel Mondo
conferma la data del 12 dicembre 2015 per la cerimonia di premiazione
della VII edizione del Premio Internazionale “Pugliesi nel Mondo”. La
premiazione si terrà a Bari ,presso il Cinema Multisala Showville.
L’Associazione
si rivolge “agli enti istituzionali, alle associazioni, ai gruppi
musicali e artisti pugliesi di ogni genere interessati ad esibirsi e
alla collaborazione per la buona riuscita di questa manifestazione e di
altre eventuali iniziative collaterali”. Inoltre, precisa: “La scadenza
per l'invio delle candidature con relativo Cv da parte degli enti
istituzionali, associazioni di categoria ecc. è il 15 settembre 2015.
Possono essere inviate per posta elettronica o spedite per posta”.(Per
maggiori informazioni : www.puglianelmondo.com ) (Inform)
9. ITALIANI ALL’ESTERO
Presentazione il 18 agosto a Genova
“Hello, Frank!”, VIII edizione a Lumarzo
Nel
centenario della nascita di “The Voice” una notte “Ol Blue Eyes”.Il 23
agosto , nella frazione di Rossi , mostra sull’emigrazione ligure nelle
Americhe
GENOVA
– Il 18 agosto a Genova sarà presentata l’ottava edizione di “Hello,
Frank!”. L'omaggio musicale di artisti liguri e ospiti a Frank Sinatra,
si svolge ogni estate a Lumarzo, in Val Fontanabuona, dove, nella
frazione di Rossi, nel 1896, nacque la madre di “The Voice”, Natalina
“Dolly” Garaventa, emigrata con i genitori a Oboken, in New Jersey.
Alla
manifestazione, patrocinata dalla Regione Liguria e dal Comune di
Lumarzo, si festeggerà quest'anno il centenario della nascita di Frank
Sinatra con una notte “Ol Blue Eyes”. In programma anche una mostra
nella frazione di Rossi con gli oggetti, le fotografie, i libri, i
mobili e i ricordi dell'emigrazione ligure nelle Americhe (v. Inform http://comunicazioneinform.it/ liguria-a-lumarzo-il-23- agosto-seconda-mostra- itinerante-sullemigrazione- nelle-americhe/ .
La
conferenza stampa di presentazione di “Hello Frank!” si terrà alle
12.30, presso il ristorante Zeffirino di Genova (via XX Settembre).
Attesa alla presentazione della manifestazione anche la l’attrice
Jolanda Addolori, vedova di Anthony Quinn , accompagnata dal figlio
Danny Quinn che svelerà il segreto del successo della famosa “My
Way”.(Inform)
10. MUSICA
XVI Festival internazionale nella provincia aquilana
“Pietre che Cantano”, gli appuntamenti di Ferragosto
OCRE
(L’Aquila) - La XVI edizione del Festival Internazionale di musica
‘Pietre che Cantano’, - fondato e diretto dalla pianista Luisa Prayer,
prosegue nelle giornate di Ferragosto con i tre ultimi appuntamenti
della sezione ‘Presenze’.
Giovedì
13 agosto, alle ore 18:30, a Rocca di Mezzo, Palazzetto Sebastiani, il
recital del soprano abruzzese Valentina Coladonato, presenza assidua
delle ultime edizioni di Pietre che cantano e beniamina del pubblico del
Festival. La Coladonato è una cantante molto apprezzata nel repertorio
concertistico: a lei si devono numerose prime assolute di Ivan Fedele,
Azio Corghi, Andrea Manzoli. Il 13 presenta un programma vario e
particolarmente vivace, dal titolo Anima mundi, creato insieme al
direttore artistico del Festival, la pianista Luisa Prayer, che la
accompagnerà al pianoforte, in cui è messo bene in evidenza il continuo
gioco di rimandi tra stile classico e colto da una parte e melos
popolare dall’altra, rapporto che dona vitalità e freschezza a molte
opere di compositori importanti dell’ Otto e Novecento. Musiche di
Donizetti, Verdi, Tosti, de Falla, Respighi, Weill, Poulenc, Rodrigo,
Britten, Berio.
Il
giorno successivo, venerdì 14 agosto alle ore 17 il tradizionale e
atteso appuntamento al villaggio delle Pagliare di Tione degli Abruzzi,
villaggio in alta quota sui prati del Sirente, luogo della cosiddetta
“transumanza verticale”, dove i contadini di Tione salivano in estate
per il secondo raccolto della stagione.
Lo
scenario della Pagliare farà da sfondo al recital di Gaëlle Solal,
primadonna internazionale della chitarra, che si terrà nella Chiesetta
della Trinità: a suo agio in tutti i repertori, di cui dà, nelle sue
trascrizioni, un’interpretazione personalissima, ha conquistato con il
suo virtuosismo ed il suo stile brillante il pubblico di più di 40 paesi
nel mondo. Solal proporrà musiche di Bach, e trascrizioni da brani di
autori turchi, spagnoli, sudamericani.
A
Tione, il pomeriggio alle Pagliare verrà arricchito da un incontro con
la nota biologa nutrizionista Paola Trionfi, la quale nel suo
“Intermezzo biologico”, terrà una conversazione con il pubblico sugli
aspetti più innovativi delle strategie alimentari a livello locale e
globale.
Un
servizio navetta da Tione per le Pagliare (con fermata a Goriano Valli –
lago) è offerto, con corse verso le Pagliare alle 15:15 e alle 16:15 –
posti limitati: info e prenotazioni al 338.2511945
Il
concerto di Solal verrà replicato a Celano, nella splendida sede del
Chiostro del Castello Piccolomini, domenica 16 agosto, alle ore 18:30.
Prima
del concerto, il pubblico potrà usufruire di una visita guidata
(inclusa nel biglietto del concerto) alle Collezioni di Arte medievale
del Museo della Marsica, che ha sede nel Castello Piccolomini, a cura
della dott.ssa Rita Mancini del Polo Museale dell’Abruzzo, e visitare
la mostra “I canti della terra” di Sebastiano De Laurentis.
I
prossimi appuntamenti: martedì 18 agosto alle ore 21:15 a Rocca di
Mezzo presso il Palazzetto Sebastiani era in programma la “passeggiata
musicale” di Ferragosto della Sinfonica Abruzzese, appuntamento di
tradizione pluridecennale, che per la prima volta quest’anno è in forse.
Diretta
da Marcello Bufalini, solista il sassofonista Federico Mondelci,
l’Orchestra Sinfonica Abruzzese avrebbe presentato Cinema suites, un
programma di musiche da film di Milhaud, Cicognini, Piovani e Molinelli.
L’appuntamento è sospeso a causa dell’interruzione dell’attività
dell’orchestra decisa dall’Istituzione Sinfonica Abruzzese in seguito a
una situazione di grave incertezza finanziaria determinata da mancati
finanziamenti della Regione Abruzzo per il 2014. A fronte di diversa
comunicazione da parte dell’ente, la direzione del festival sarà
immediatamente disponibile a ripristinarlo.
A
seguire, mercoledì 19 agosto ad Ocre, alle ore 19, presso il Monastero
di S. Spirito, ultimo appuntamento della sezione ‘Presenze’. In primo
piano la partecipazione della violista Lorenza Borrani, che si esibirà
in trio con Umberto Clerici al violoncello e Luisa Prayer al pianoforte.
Sito del festival : www.pietrechecantano.it (Inform)
11.MEMORIA DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA
Enzo Barnabà: Aigues-Mortes 17 agosto 1893. Quante e quali vittime
Dal portale di Infinito edizioni.it
un articolo di Enzo Barnabà, che ha dedicato i suoi studi ai fatti di
Aigues-Mortes raccontandoli in “Aigues-Mortes, il massacro degli
italiani”.
Ogni
tanto, un giornale, una rivista o un sito internet decidono di
occuparsi del massacro avvenuto ad Aigues-Mortes il 17 agosto 1893;
approssimazioni e imprecisioni vengono non di rado diffuse presso il
grande pubblico come verità. I fatti, com’è noto, si svolsero nelle
saline della città dove i circa 500 italiani (400 stagionali provenienti
soprattutto dal Piemonte e dalla Toscana e 100 già immigrati in
Francia) ivi convenuti per la breve stagione della raccolta del
cosiddetto oro bianco furono aggrediti con inaudita violenza.
Viene
immancabilmente affermato che gli autoctoni erano esasperati perché la
Compagnia delle Saline preferiva assumere gli italiani i quali offrivano
le loro braccia a un prezzo più basso. Un’affermazione di apparente
buon senso, ma falsa perché agli immigrati veniva rimproverato
esattamente l’opposto: si lavorava a cottimo – “la peggiore forma di
concorrenza tra lavoratori” aveva dichiarato appena una settimana prima
il Congresso dell’Internazionale Socialista tenutosi a Zurigo – e gli
italiani si distinguevano per l’energia dispiegata: erano venuti a fare
la stagione per riportare a casa il gruzzolo più consistente possibile.
La Compagnia, inoltre, non assumeva nessuno, non conosceva neppure il
nome degli operai; trattava con i caporali – francesi o italiani che
fossero – i quali le rivendevano con lucro il lavoro altrui.
Il
numero dei morti viene talvolta definito “incerto”, talaltra viene
fatto variare “tra i 15 e i 120”, spesso si riporta come attendibile la
cifra di 50 vittime avanzata dall’“autorevole Times di Londra”. In
alcuni casi, a queste vittime italiane, vengono aggiunti 4 morti da
parte francese. In questo generale annaspamento, un posto di rilievo
merita l’Enciclopedia Treccani che, nell’edizione del 1929, così scrive:
“Il 19 agosto 1893, in un periodo di tensione franco-italiana, circa
400 operai italiani, che lavoravano in A., furono gettati nel Rodano
dalla folla imbestialita”. Affermazione surreale visto che il Rodano non
passa da Aigues-Mortes. La data del 19 agosto ci fa supporre che si
tratti piuttosto di quella del giornale consultato dal compilatore della
voce. E qui sta il punto.
Durante
i giorni successivi all’eccidio, le prime pagine dei quotidiani
italiani riportano con grande evidenza le notizie provenienti da Parigi.
Ma cosa se ne sa a Parigi di ciò che è avvenuto a 800 chilometri di
distanza? Nessun giornalista residente nella capitale pensa bene di
recarsi in loco. Pervengono dispacci dal capoluogo del dipartimento,
Nîmes – dove il sentito dire e le manipolazioni prefettizie regnano
sovrane – con i quali si confezionano gli articoli che vengono spediti
alle redazioni della Penisola. Nella selezione dei vari dati di cui si
viene a conoscenza, risulta essere determinante l’orientamento politico
del giornale: conciliante l’atteggiamento degli organi filogovernativi –
Giolitti aveva iniziato una marcia di riavvicinamento verso la Francia
che l’eccidio ostacolava –, catastrofista invece quello dei fogli
triplicisti legati all’opposizione crispina.
Queste
fonti giornalistiche alimentarono per decenni gli scritti che in Italia
fecero riferimento all’eccidio: manuali scolastici, storie generali,
enciclopedie, e quant’altro. In Francia, invece, l’avvenimento venne
totalmente occultato: neanche i libri sulla storia della città di
Aigues-Mortes ne facevano menzione. Solo negli anni Settanta del secolo
scorso un gruppo di ricercatori, i cui nomi sono Pierre Milza per la
Francia, Nunziata Lo Presti, Lucio D’Angelo, Teodosio Vertone e il
sottoscritto per l’Italia, pensò bene di andare a frugare tra le carte
degli archivi e nei loro articoli la verità cominciò a farsi strada. Nel
1993, in occasione del centesimo anniversario, chi scrive pubblicò in
Italia e in Francia il primo libro dedicato all’argomento1 articolando
la ricostruzione in tre momenti: contesto, fatti e conseguenze. Nel
2010, giunse il libro di Gerard Noiriel che con padronanza inquadra
l’avvenimento all’interno delle tensioni della Terza Repubblica e
formula interessanti ipotesi di ascendenza sociostorica, ma che non si
scosta da un’ottica francocentrica, ignorando sostanzialmente la
produzione storiografica e gli archivi in italiano.
Malgrado
le certezze acquisite dalla storiografia, le principali, se non le
sole, fonti di molte delle successive citazioni e ricostruzioni
continuarono ad essere gli articoli pubblicati a caldo dalla stampa
dell’epoca ai quali abbiamo fatto cenno. Metto da parte la frottola
allucinante dei due bambini italiani impalati e portati come trofeo per
le strade della città e passo a quanto ebbe a scrivere un noto
giornalista di Repubblica nel 2009. Una “guerra tra poveri” contro la
manodopera italiana dichiarata in Inghilterra dai locali al grido di
“British jobs for British workers” gli fece venire in mente
Aigues-Mortes dove – scrisse dopo aver consultato la raccolta di un
vecchio quotidiano – alcune decine di operai italiani vennero uccisi,
scuoiati e messi sotto sale. La fonte mescolava (per superficialità o
per malafede?) l’eccidio che era appena avvenuto con un episodio che
aveva avuto luogo nella stessa cittadina qualche secolo prima, nel 1421,
quando ai cadaveri dei soldati borgognoni trucidati dai nemici venne
fatto subire quel sanitario – così si pensava – trattamento. Talvolta
non si tratta tanto di mancata verifica delle fonti quanto di
pregiudizio ideologico, magari inconscio: in occasione del 120°
anniversario, nell’agosto 2013, il Secolo XIX ospitò un articolo di un
autorevole storico dell’Università di Genova secondo il quale la
xenofobia anti-italiana era dovuta alla presenza di operai provenienti
dall’Italia meridionale. No, caro professore, il razzismo non guarda in
faccia a nessuno: neanche un immigrato nelle saline era nato a sud della
provincia di Pisa.
La
consultazione degli archivi di Aigues-Mortes, di Angoulême (dove si
svolse il processo), del MAE di Roma e dei comuni dai quali provenivano
le vittime ci permette di conoscerne il numero e l’identità. Il massacro
si consumò verso il mezzogiorno di quella lugubre giornata. La mattina,
gli operai italiani, in gran parte piemontesi, che lavoravano nella
salina della Fangouse, a otto chilometri dalla città, vedono arrivare
circa cinquecento malintenzionati armati di randelli e di forconi.
Alcuni scappano, altri si rifugiano, su consiglio dei pochi gendarmi
accorsi sul posto, nella baracca che costituisce il loro misero
alloggio. La costruzione viene presto assediata e presa d’assalto;
qualcuno riesce a salire sul tetto, lo sfonda e prende a lapidare i
malcapitati. Si teme il peggio. Al capitano Cabley che comanda i
gendarmi perviene la notizia che, su indicazione del prefetto, gli
italiani sono stati tutti licenziati e che vanno portati alla stazione
perché tornino al loro paese.
Inizia
dunque la marcia verso la stazione: un’ottantina di italiani protetti
da venticinque gendarmi a cavallo e seguiti da una folla delirante che,
appena si crea un varco, non esita a colpire selvaggiamente con randelli
e forconi. Molti, quando possono, fuggono tra i vigneti che costeggiano
il sentiero in cerca di salvezza; vengono sistematicamente rincorsi e,
se acciuffati, colpiti senza pietà. Tra i fuggiaschi, Secondo Torchio,
un giovane di Tigliole (Asti). Carlo Bonello, un altro tigliolese che si
trovava assieme a lui, dichiarerà che Secondo – che non mangiava da due
giorni perché non aveva ancora potuto essere assunto – dopo essere
scappato, era stato inseguito e raggiunto da una “turba inferocita”. Lo
aveva visto allargare le braccia e cadere a terra in mezzo alla
campagna. Tra gli altri fuggitivi, Giovanni Giordano (il “portavoce
degli italiani”), ventiquattrenne di Palanfrè (frazione di Vernante),
che viene raggiunto da quattro individui che lo buttano a terra e lo
picchiano senza tregua. Prima che muoia, uno dei francesi invita i
propri compagni a fermarsi perché ha riconosciuto nel Giordano un
vecchio compagno di lavoro. Nell’aria risuonano gli spari di alcuni
bracconieri che si sono uniti alla folla.
Allorquando
le mura medievali della città cominciano a farsi più nitide e si pensa
che il calvario stia per finire, dalla Porta della Regina si vede uscire
un’altra banda formata da centinaia di esagitati. Lo scontro è
inevitabile e la caccia all’uomo non trova ostacoli. Per mettere fine al
massacro, il capitano fa sparare in aria. Quando si riesce a ripartire,
in terra giacciono sei cadaveri.
Svoltato
l’angolo delle mura, la strada si restringe. Enormi pietre vengono
lanciate da ogni parte. “Come bestie portate al macello – scrive il
Procuratore generale – gli italiani si sdraiano sulla strada, sfiniti,
aspettando la morte, lapidati, storditi, lasciando a ogni passo uno dei
loro”. Un certo Buffard, tenendo il manico di una pala con le mani,
colpisce i feriti con inaudita violenza. Qualcuno si salva fingendo di
essere morto. Per un altro italiano, però, non ci sarà scampo.
Si
riesce a porre in salvo la trentina di sopravvissuti nella vicina Torre
di Costanza. Alle 17 giunge da Nîmes la truppa tante volte richiesta
nel corso della giornata. Il capitano con alcuni uomini si reca sui
luoghi del massacro con alcuni carretti. Caricano sette cadaveri e
diciassette feriti che trasportano nell’ospizio cittadino gestito da
suore.
La
mattina del giorno successivo, 18 agosto, vengono fatti fotografare i
sette morti che saranno sepolti anonimamente in una fossa comune nel
cuore della notte. Le foto vengono consegnate al console italiano a
Marsiglia Bartolomeo Durando, il quale il 20 è arrivato ad
Aigues-Mortes, ai fini dell’identificazione. Durando, accompagnato
dall’assessore Advenier che è anche agente consolare italiano, fa visita
ai feriti (“assaliti con randelli, mazze, pietre e forconi per finirli
come si farebbe contro i cani idrofobi” scriverà) che sono rimasti
all’ospizio perché intrasportabili. Uno di essi, il ventinovenne
pinerolese Vittorio Caffaro, morrà di tetano il 17 settembre dopo atroci
sofferenze.
Gli
altri italiani già nel tardo pomeriggio del 17 sono stati fatti salire
su un treno alla volta di Marsiglia. Chi non risiede in Francia o non
deve farsi medicare nel locale ospedale prosegue per l’Italia. Tra
questi, c’è Amaddio Caponi, trentacinquenne di San Miniato (Pisa). Sul
treno si sente male. Viene fatto scendere alla stazione di Porto
Maurizio e portato nel locale ospedale dove morrà il 26 agosto. La sua
famiglia riceverà l’indennizzo di 19.000 lire.2
Al
ritorno di Durando in Consolato, si cerca di identificare le vittime
tramite le foto, si stende la lista degli operai italiani presenti nelle
saline e quella dei dispersi. Per le prime due operazioni ci si rivolge
ai connazionali che sono rimasti in Francia e in particolare ai
capisquadra; per la terza, si registrano testimonianze – “Con me c’era
XX che poi non ho più visto” – o lettere che pervengono dall’Italia –
“Mio padre XX non dà più segni di vita, pensiamo si trovasse ad
Aigues-Mortes. Si tratta quindi piuttosto di una lista di presunti
dispersi che andrà assottigliandosi col passare del tempo. Alcuni autori
danno per buona la prima lista contenente quattordici nomi che vengono
aggiunti ai “morti ufficiali” per fare un bilancio complessivo. Si
ignora che in quella lista si trovano Ernesto Giuliano di Oneglia,
Chiaffredo Mainero di Moretta, Ermolao Marconi di Calci, Giovanni Reggi e
altri che sono vivi e vegeti come ci informano i successivi documenti
consolari. Nessun familiare di questi presunti morti, inoltre, farà
domanda di indennizzo all’apposita Commissione governativa che
pubblicherà i risultati dei suoi lavori nella Gazzetta Ufficiale del
19.7.1894. Tra i novantasei feriti (“gravemente”, “seriamente” e
“leggermente”) che saranno indennizzati si trovano invece alcuni dei
nominativi della prima lista dei dispersi.
Nella
lista si trova anche il nome di Secondo Torchio del quale abbiamo
parlato. La mamma, Teresa Secco, viene a sapere da Carlo Bonello quanto
abbiamo più su riferito. È quindi convinta, come afferma al sindaco di
Antignano, paese nel quale abita, che suo figlio sia stato ucciso. Non
riceve alcun indennizzo perché il corpo di Secondo non è stato ritrovato
e non si è quindi sicuri della sua morte. Ancora 13 anni dopo, non
avendo più visto il figlio e vivendo nella miseria, reitera, senza
successo, la richiesta di indennizzo tramite un deputato locale. È da
supporre, invece, che Secondo Torchio sia rimasto vittima dell’omertà,
oltre che della follia xenofoba. Il 21 settembre 1893 il vicario di
Aigues-Mortes, dà “sepoltura ecclesiastica a uno sconosciuto”. Come
escludere che si tratti del corpo di Secondo Torchio ritrovato tra le
vigne? Il fatto che la registrazione, malgrado sia passato più di un
mese e ci siano state nel frattempo non poche sepolture, venga
effettuata immediatamente dopo quella delle vittime inumate dopo il
massacro, lascia intendere che il primo a formulare quest’ipotesi sia
stato proprio il sacerdote.
Nessuna
comunicazione del ritrovamento di questo cadavere fu data alle autorità
italiane; probabilmente per non appesantire il, già pesante,
contenzioso che le trattative diplomatiche avevano iniziato ad
affrontare.
Con
ogni probabilità, dunque, le vittime ammontano a dieci. Passiamo
rapidamente adesso al problema della loro identificazione. Le
testimonianze raccolte in Consolato permettono di identificare cinque
dei sette fotografati. Si tratta di Carlo Tasso, 58 anni, di Montalero,
oggi frazione di Cerrina (Alessandria); Bartolomeo Calori, 26 anni, di
Torino; Giuseppe Merlo, 29 anni di S. Biagio, frazione di Centallo,
(Cuneo); Lorenzo Rolando, 31 anni di Altare (Savona); Paolo Zanetti, 29
anni, di Nese, oggi frazione di Alzano Lombardo (Bergamo).3 Alcuni
cadaveri non vengono riconosciuti, ma la cosa non è così semplice,
infatti le ricerche e le indagini continuano in Italia. I familiari di
Giovanni Bonetto, trentunenne di Frassino (Cuneo) emigrato assieme al
fratello a Marsiglia da otto anni, fanno in modo che la foto sia fatta
pervenire al sindaco del paese che riconosce Giovanni così come lo
riconoscono i familiari e vari conoscenti. La Commissione per le
indennità è diffidente, ma anche il medico legale incaricato dal
questore di Roma riconosce Giovanni sulla base della presenza di tracce
di una ferita che egli aveva subìto da adolescente e della quale avevano
riferito i familiari. La pratica si incaglia tra i meandri della
burocrazia e i familiari di Giovanni Bonetto non riceveranno alcun
risarcimento. Se si pensa che di Giovanni a Frassino (né a Marsiglia per
quanto si sappia), dopo l’eccidio non si registra alcuna traccia, c’è
da pensare che lo Stato abbia mostrato nel suo caso, come in quello di
migliaia di altri emigrati, un volto non propriamente umano.
Dopo
l’eccidio, circolava la voce che dei cadaveri di italiani potessero
trovarsi nelle campagne. Il console Durando richiese alle autorità
francesi un’accurata ricerca che non diede alcun risultato. Dalle carte
della Commissione per le indennità – della quale tutti in Italia erano a
conoscenza – non emerge alcuna richiesta di indennizzo per decesso a
persone diverse da quelle summenzionate.
Le
vittime del massacro – fino a prova contraria, naturalmente – sono
quindi dieci: sei piemontesi, un lombardo, un toscano, un ligure e una
rimasta non identificata. Non è improbabile che si continui a parlare di
“numero imprecisato”, di “50 morti come sostiene il Times”, di corpi
“sepolti dalle (inesistenti) sabbie mobili” o “trascinati dalla corrente
(uguale praticamente a zero) dei canali”. Ben altro, però come abbiamo
visto, è quanto emerge dai documenti che poco spazio lasciano
all’immaginazione.
1.Cfr.
Enzo Barnabà, “Aigues-Mortes, una tragedia dell’immigrazione italiana
in Francia”, Torino e “Le sang des marais”, Marsiglia che, aggiornati,
sono oggi diventati “Morte agli italiani!”, Infinito edizioni,
Formigine, 2008 e “Mort aux Italiens!”, Éditalie, Toulouse, 2012.
2.Cfr. Commissione delle indennità ai danneggiati di Aigues-Mortes, seduta del 13 marzo 1894, Archivio MAE, serie Z, B. 130.
3.Cfr.
Enzo Barnabà, “Mort aux Italiens!”, op. cit. p. 112. Diversamente da
quanto scrive Gérard Noiriel in “Il Massacro degli italiani”, Tropea,
Milano, 2010, p. 209, Mariano Ferrini di Morrona, frazione di
Terricciola (Pisa) non è da annoverare tra le vittime: riceve dalla
Commissione la somma di 750 lire a causa delle ferite riportate e
inoltre nel 1933 era ancora in vita poiché trasferiva il proprio
domicilio da Terricciola a Livorno (Anagrafe di Terricciola). (Enzo
Barnabà-Infinito edizioni.it/Inform)
No hay comentarios:
Publicar un comentario